I
cannabinoidi sono sostanze derivate dalla Pianta Cannabica o Cannabis
Sativa o Indica (detta anche Pianta della Canapa).
In specifico tali
sostanze si ottengono dalle foglie, dalle cime (semi e fiori) e
dagli steli della pianta che vengono tagliati ed essiccati e
poi fumati sotto forma di sigarette artigianali detti spinelli
o con pipe; in questo caso il derivato cannabinoide prende il
nome di Marijuana.
L'Hashish è
invece il nome con cui viene chiamato l'essudato resinoso che cola dalle cime e dalla superficie
inferiore delle foglie di Cannabis. Viene essiccato,
condensato in panetti e successivamente spezzettato, mischiato a tabacco e poi fumato.
In medicina la
Cannabis
viene utilizzata come blando analgesico o sedativo, ad esempio
nel trattamento dei malati terminali quando altri trattamenti
per alleviare il dolore non funzionano.
Il
principio psicoattivo della Cannabis è il Delta-9-tetraidrocannabinolo,
noto anche come THC, o Delta-9-THC, e sia nella Marijuana che nell'Hashish il suo contenuto
è intorno al 10-15%.
Il
THC provoca alterazioni mentali agendo sui neurotrasmettitori
celebrali e provocando sensazioni di rilassatezza, benessere,
disinibizione, aumento delle sensazioni percettive,
loquacità, distacco dalla realtà, etc.
Sono queste
condizioni che possono poi portare l'individuo al desiderio
sempre maggiore di risperimentarle e quindi di riutilizzare la
Cannabis. Si innesca così una dinamica molto simile a quella
che contraddistingue altre
dipendenze da sostanze a livello
psicologico. In tal modo la mente, sulla base di esperienze e
sensazioni piacevoli, spinge la persona verso la ripetizione
del consumo e del necessario reperimento della sostanza.
L'utilizzo
di Cannabis può allora divenire compulsivo, con l'incapacità
di ridurne le dosi o di controllarne l'assunzione. L'uso si fa
continuato nonostante compaiano problemi fisici o
psicologici causati o aggravati dalla sostanza stessa e vi sia
la menomazione di importanti attività scolastiche, lavorative
o ricreative.
Con
il suo consumo non si instaura dunque direttamente una
dipendenza fisica e di conseguenza Astinenza, ovvero sintomi
psico-fisici negativi nel caso in cui la sostanza non sia
disponibile, così come Tolleranza, cioè assuefazione e
conseguente necessità di alzare la quantità di dose, o
Craving, ovvero pensieri ed impulsi fissi ed intensi verso il
procurarsi ed il consumare la sostanza stessa.
Negli
utilizzatori cronici la cannabis può però provocare
astinenza psicologica con sintomi quali ansia
diffusa, irritabilità, alterazione del sonno, aggressività.
Gli
effetti della cannabis iniziano quasi subito dopo che la droga
è stata assunta e possono perdurare anche per diverse ore.
A
livello mentale il suo utilizzo comporta perdita di
concentrazione, difficoltà mnemoniche, idee sconesse e
iperfluenti, alterazione del tempo, distorsione delle
percezioni sensoriali (una sorta di stato oniride).
Secondo i vari contesti di assunzione e secondo la
diversità personologica si possono presentare anche
ansia,
depressione,
paura,
attacchi di
panico,
umore
altalenante, alterzione emozionale, iperattività, suscettibilità, aggressività, apatia,
sonnolenza, confusione mentale.
Il
forte consumo di cannabis può anche scatenare i cosidetti flashback,
che possono durare da qualche secondo fino a qualche ora ed
essere vissuti come esperienza piacevole o terrificante.
Possono inoltre essere influenzati ed
aumentati sintomi di tipo
schizofrenico
e
psicotico, infine possono comparire sintomi quali paranoia,
allucinazioni,
depersonalizzazione, derealizzazione e perdita di memoria a breve
termine (effetti psicoattivi simili a quelli indotti dagli
allucinogeni, ad esempio
l'LSD).
Le manifestazioni psicopatologiche sono
come detto la conseguenza
dell'interazione tra le caratteristiche psichiche del
consumatore e gli effetti psicoattivanti della cannabis.
A
livello fisiologico invece si possono presentare secchezza
delle fauci, arrossamento oculare, tachicardia, squilibri
pressori, problemi
motori (nell'equilibrio, nel coordinamento e nella deambulazione), aumento
dell'appetito, ed infine nei casi di consumo di grosse
quantità tosse, bronchite, irritazione esofagea, funzione
polmonare alterata.
Chiaramente
visto che solitamente il consumo di cannabis avviene con
tabacco, oltre agli effetti negativi sopradescritti, si
sommano quelli attinenti al consumo ed eventuale
dipendenza da
nicotina.
Oltretutto
anche la cannabis stessa produce i medesimi, se non addirittura maggiori, rischi e danni del
tabacco.
Chi fuma Marijuana in modo regolare può infatti nel tempo
accusare tosse,
faringite, bronchite, ostruzione delle vie aeree, malattie respiratorie, infezioni e
cancro polmonari.
Alcune
volte la cannabis viene utilizzata insieme ad altre sostanze come ad
esempio alcol, nicotina o
cocaina.
Se
essa viene assunta insieme ad altre sostanze, come ad esempio
appunto l'alcol, o da
una persona afflitta da
Dipendenza
da alcol o da altre dipendenze da sostanze, gli effetti pericolosi
interagiscono tre loro e si moltiplicano in modo esponenziale
rendendo l'assunzione ancor più pericolosa e deleteria
rispetto al consumo di una singola sostanza.
Alla base dell'utilizzo e dell'abuso di
cannabis vi sono dinamiche e causalità multiple; in specifico
vi sono le sue caratteristiche psicoattivanti e quelle
psico-emotive e fisiche personali del consumatore, così come
quelle del contesto di assunzione.
Tali
fattori si influenzano vicendevolmente ed è difficile
stabilire quale sia quello che attiva gli altri. In linea
generale ognuno di essi può essere il primo ed innescare ed
amplificare gli altri.
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