Il
lavoro è senz'altro oggigiorno un qualcosa che serve per
essere apprezzati ed integrati a livello sociale e che
fornisce indipendenza, sicurezza economica e benessere
psicologico (ad esempio a livello dell'autostima).
Anche il
lavoro però, qualsiasi esso sia, può purtroppo diventare nel
tempo, e in certe circostanze, una vera e propria
dipendenza
per la persona, definita in America "Workaholism" o
"Work addiction".
In tal modo sintomi e conseguenze negative
nelle varie sfere vitali sono molto simili a quelle indotte,
ad esempio, dall'abuso di sostanze psicoattive o di alcol.
Una
peculiare caratteristica della Lavorodipendenza è che essa
poggia le sue prime basi su una gratificazione secondaria,
ovvero dal piacere indiretto derivante dal lavorare in modo
ripetuto, fino all'eccesso, e non da qualcosa di direttamente
disponibile (come avviene in altre dipendenze).
Ciò
fa capire che tale dipendenza si instaura laddove si è
sviluppata la capacità di ricevere indirettamente piacere
dopo un certo periodo, lavorando in quantità enorme, al di
là delle proprie possibilità ed energie psico-fisiche (un
piacere secondario a livello del Sè; della propria
identità).
Vi
è comunque spesso anche una gratificazione primaria e dunque
un piacere diretto, dati per così dire dalla "iperpassione"
verso il lavoro stesso che poi gradatamente si tramuterà in
dipendenza.
Solitamente
l'individuo passa progressivamente dal piacere di lavorare,
all'abuso compulsivo di lavoro (compulsione lavorativa con
dedizione al lavoro superiore alle otto ore al giorno e spesso
nel week-end e in altri spazi liberi), fino poi alla totale
dipendenza da esso.
Egli
quindi inizia ad assumere atteggiamenti sempre più
lavoro-connotati, anche quando non vi è alcuna necessità,
molte volte di nascosto, lavorando quando gli altri non lo
vedono e quando è in vacanza oppure durante il fine settimana o
nel tempo libero.
Anche
i pensieri e le preoccupazioni sono sempre più rivolti verso il lavoro, fino a
creare confusione, dimenticanze, ottundimento a livello
mentale.
Il dipendente da lavoro è sempre più tempestato da
pensieri circa il lavorare, si fissa su di essi senza più
riuscire a controllarli, così come viene sempre meno la
capacità di controllare il proprio comportamento, con impulsi
a lavorare sempre più forti e presenti.
Di
conseguenza peggiorano i rapporti interpersonali, affettivi e
familiari, così come viene a crearsi gradualmente un
pericoloso vortice di
stress ed
ansia
ed intenso senso di colpa connesso al trascurare i propri
spazi e quelli delle persone care.
Si
vengono altresì a creare ulteriori dinamiche psico-emotive di
rabbia e disprezzo verso le persone che vanno in vacanza, che si
concedono svago e divertimento, che vanno in pensione, che chiedono
dei giorni di aspettativa e così via (con il frequente
risultato di mobbizzazione
del dipendente da lavoro).
Con
il passare del tempo ed il conseguente ingrandimento del
quadro sintomatologico, possono verificarsi
sbalzi
d'umore,
depressione,
perfezionismo,
ossessioni,
paure,
fobie,
ipercontrollo,
compulsioni,
disturbi del sonno,
isolamento e
disturbi
psicosomatici, mentre a livello fisiologico possono
comparire emicrania, scompensi cardiocircolatori, dolori
muscolari, problemi dermatologici e disturbi
gastro-intestinali.
Si
innescano sintomi tipici della dipendenza quali tolleranza
(assuefazione), ovvero la necessità di procedere nel lavoro sempre di
più per ottenere il medesimo precedente appagamento
psico-fisico, ed astinenza, cioè sofferenza interna ed
esterna sempre più grave come conseguenza dell'impossibilità
più o meno imposta di lavorare.
La
persona cerca invano di trattenersi, con l'unico risultato di
aumentare i suoi sensi di colpa e di abbassare ulteriormente
la propria autostima e senso di efficacia.
Tutto
questo può portare anche ad una vera e propria sindrome da
stress lavorativo con un totale esaurimento
psico-emotivo-fisiologico della persona (ad esempio il
cosidetto "Burn out").
La
Dipendenza da lavoro può essere ulteriormente connotata da
uso ed abuso di stimolanti,
calmanti,
alcol, caffeina, nicotina e, a livello psicologico, dal progressivo
distaccamento dalle proprie capacità di analizzare e
giudicare le gravità della patologia. Anzi addirittura alla
fine il personale metro di giudizio si basa esclusivamente e
pericolosamente sulla
quantità di lavoro svolta: in una frase "io sono quanto lavoro".
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